Tendiniti e tendinopatia calcifica della cuffia dei rotatori | Dott. Antonio Giardella
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Tendiniti e tendinopatia calcifica della cuffia dei rotatori

Descrizione

Le condizioni patologiche che solitamente possono portare un soggetto ad avere disturbi di carattere doloroso o di limitazione funzionale della spalla, possono interessare sia le strutture tendinee, prevalentemente tendini della cuffia dei rotatori o capo lungo del bicipite, o altre articolazioni oltre alla gleno-omerale, come la sotto-acromiale, l’acromion-claveare e la sterno-claveare.

Una classe di patologie molto frequenti sono le tendinosi calcifiche a carico dei tendini della cuffia dei rotatori.

Il tendine solitamente più interessato da questo tipo di patologia è il sovraspinato, e colpisce più frequentemente individui adulti in età lavorativa.

È una malattia caratterizzata da depositi calcifici multifocali, che va distinta dalle calcificazioni degenerative spesso osservabili in concomitanza a lesioni della cuffia. Esiste una I fase pre-calcifica, solitamente asintomatica, una II fase post-calcifica (acuta), ed una III fase di riassorbimento della calcificazione. Solitamente la sintomatologia dolorosa si presenta tra la II e la III fase.

Il soggetto affetto da queste condizioni si reca dallo specialista ortopedico soprattutto per la sintomatologia dolorosa presente nei movimenti della spalla, ma soprattutto presenti durante la notte e che limitano il riposo per la difficoltà a dormire.

La diagnosi di queste condizioni è praticata quindi sulla base di un esame obiettivo che evidenzia una sofferenza nel reclutamento di uno o più tendini, e sulla base di esami diagnostici, come un RX della spalla, con l’associazione di un esame ecografico o un esame RMN.

Il trattamento applicabile è prevalentemente conservativo, con la prescrizione di una terapia antinfiammatoria e di terapie fisiche mirate, come le applicazioni di onde d’urto o lavaggi, ed asportazioni delle calcificazioni sotto controllo ecografico. Tutte queste terapie sono associate e seguite da un percorso di kinesiterapia, per il recupero del movimento e per la graduale ripresa della forza.

Quando il trattamento conservativo non riesce a risolvere la condizione di dolore o di limitazione funzionale, il trattamento chirurgico si rende necessario.

Solitamente il trattamento chirurgico consiste in un’artroscopia in cui si rimuove la calcificazione, si sutura eventualmente il tendine, e si trattano le condizioni associate, come nel caso di un intervento di acromionplastica per risolvere conflitto sotto-acromiali.

Un’altra condizione dolorosa che spesso si può presentare in soggetti che utilizzano la spalla in modo più intenso per motivi professionali o per attività sportiva, sono le borsiti dello spazio sotto-acromiale o le tendiniti a carico della cuffia dei rotatori o del capo lungo del bicipite. Le condizioni di borsite dello spazio sotto-acromiale possono essere caratterizzate da una infiammazione della borsa di grasso che permette lo scivolamento dei tendini sotto l’acromion (parte della scapola che sovrasta la testa dell’omero). Questa infiammazione è dovuta a movimenti ripetuti della spalla con la mano sopra la testa, e può essere determinata da particolari conformazioni, più o meno inclinate, dell’acromion. Quando questa condizione è determinata da una particolare inclinazione dell’acromion, e non riesce a migliorare in seguito ad una terapia conservativa, come la terapia medica e/o infiltrativa seguita da fisiokinesiterapia, si deve programmare una soluzione di chirurgia artroscopica di decompressione sotto-acromiale.

In caso di intervento

L’intervento viene eseguito con un’anestesia solitamente loco regionale, in regime di day-surgery.

La fase di post-operatorio è caratterizzata dall’utilizzo di un tutore reggibraccio per 7-14 gg.

La riabilitazione inizia sin da subito con movimenti passivi e attivi cauti, per il recupero del ROM, seguita a distanza di qualche settimana da esercizi per il recupero muscolare.

Il paziente è solitamente in grado di guidare la macchina dopo un mese o poco più, e di ritornare ad un’attività sportiva a 3 mesi circa.

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