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Distorsione di caviglia e instabilità

Descrizione

La distorsione è un evento traumatico caratterizzato da una lesione dei legamenti che mantengono la stabilità della caviglia. Il movimento traumatico più frequente è quello in inversione, che comporta una rotazione della caviglia verso la sua parte interna con interessamento delle strutture legamentose antero-laterali. È un evento molto diffuso, soprattutto tra gli sportivi, e può insorgere in seguito a traumi diretti, improvvisi cambi di direzione o decelerazioni.

L’evento distorsivo, oltre a causare una rottura dei legamenti, può essere associato ad alterazioni all’interno dell’articolazione, come distacco di … cartilaginei. L’eccessiva mobilità dell’articolazione può essere costituzionale, per eccessiva elasticità congenita dei legamenti, o essere seguente ad una cattiva guarigione di una lesione legamentosa. È possibile che le 2 condizioni coesistano, cioè che si verifichino traumi distorsivi su una condizione di lassità congenita.

Il soggetto con instabilità della caviglia è accompagnato da … e frequenti cedimenti alla …, prevalentemente su terreni irregolari, spesso associati anche ad una sintomatologia dolorosa.

Questi microtraumi ripetuti condizionano spesso una situazione infiammatoria cronica (sinovite), spesso si associano lesione della cartilagine con distacchi di piccoli … o lesioni a carico di altri tendini, spesso i peronei.

Cosa fare prima dell’intervento

La persona con episodi di cedimenti alla caviglia, preceduti o meno da traumi distorsivi, deve senz’altro approfondire le cause le possibili soluzioni attraverso una visita specialistica ortopedica.

All’esame obiettivo si evidenzierà una eccessiva … della caviglia, con presenza di tumefazioni per sinovite e dolore alle manovre e/o alla digitopressione. La diagnostica strumentale deve prevedere radiografie convenzionali ed eventualmente dinamiche, ed un esame RMN per valutare le condizioni legamentose e delle cartilagini articolari.

Il primo trattamento è comunque sempre conservativo e consiste nell’effettuare un programma riabilitativo dedicato. Questo consiste in una specifica rieducazione e potenziamento della muscolatura della gamba, finalizzata ad acquisire una maggiore stabilità, risultato raggiungibile in qualche mese. Al recupero della stabilità si possono associare terapie fisiche, come ad esempio la tecarterapia, per controllare il processo infiammatorio, e protocolli per il recupero della sensibilità priopriocettiva.

Intervento chirurgico e ricovero

È proposto solo a quei pazienti che continuano a lamentare un’instabilità della caviglia con più o meno dolore, nonostante diversi mesi di fisioterapia.

Il trattamento chirurgico ha lo scopo di ripristinare una struttura legamentosa quanto più vicina alla normalità.

Riconosciamo 2 grandi gruppi d’intervento, quelli che consistono nel rimettere nel reinserire i legamenti detesi, e quelli che prevedono la ricostruzione dei legamenti con tendini di vicinanza.

Gli interventi del primo gruppo hanno il vantaggio di consentire una ricostruzione anatomica dei legamenti. L’intervento consiste nella duplicatura o reinserzione dei legamenti lesionati, eventualmente rinforzandoli con il retinacolo degli estensori.

Quando i legamenti non sono più utilizzabili perché estremamente assottigliati o atrofici si ricorre generalmente all’impiego di tendini o parte di tendini che vengono fatti decorrere entro tunnel ossei opportunamente profondi, in modo da ricostruire dei legamenti con la direzione originaria.

Entrambe le tipologie d’intervento, a seconda dei casi, possono essere eseguite in modo tradizionale con la chirurgia open oppure con tecniche artroscopiche meno invasive, che permettono oltretutto il trattamento di eventuali lesioni associate.

Il paziente effettua gli esami e le visite del prericovero. L’anestesia, solitamente effettuata in questi tipi d’intervento, è una loco-regionale. La durata dell’operazione è variabile a seconda delle tecniche chirurgiche effettuate, ed è solitamente compresa tra i 60 e 90 minuti.

Il ricovero dura solitamente 24-48 ore. Dopo questi interventi la caviglia viene immobilizzata in tutore per almeno 4 settimane.

Cosa fare nel post-operatorio

Solitamente vengono effettuate medicazioni a 7 e 14 giorni dall’intervento per il controllo e la desutura della ferita chirurgica.

Il paziente deambula con le stampelle con un periodo di scarico per 2/3 settimane, e poi con carico graduale.

È consigliato il mantenimento dell’arto sollevato quando non si cammina. Dopo 2/3 settimane inizia la fisioterapia con mobilizzazioni caute.

La ripresa di una attività sportiva è prevista dal 3°/4° mese con gradualità.

Complicazioni

Le complicanze in percentuale sono molto basse.

Si possono verificare casi di rigidità, soprattutto nel caso in cui la ricostruzione legamentosa è associata ad altri gesti come la riparazione di lesioni osteocartilaginee. Nel caso di soggetti sportivi l’evento più temibile è la recidiva.

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